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La Ricerca va in città

In occasione di La Ricerca va in città (e dintorni) - A passeggio con i ricercatori alla scoperta di Bologna - Biblioteca Salaborsa offre alcuni consigli di lettura per accompagnare le camminate previste.

Andremo alla scoperta dei portici e dei luoghi astronomici, delle opere di alta ingegneria e dei giardini storici, senza dimenticare alcune "puntate" oltre i confini della città.

I volumi indicati sono disponibili per il prestito.

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All the contents of La Ricerca va in città:
Bologna e le sue pietre
Il gesso è una pietra straordinaria. Insolita è la sua storia geologica, la sua formazione in calde e basse lagune.Curioso e interessante è il suo aspetto, così come lo vediamo nelle colline bolognesi: un insieme di cristalli più o meno grossi, spesso geminati in bellissime forme a ferro di lancia, taglienti e lucenti.Affascinante è anche il nome di questo gesso macrocristallino, nato dal suo apparire diafano e dal suo colore irreale e vagamente luminescente nelle notti chiare: selenite, traduzione erudita della denominazione popolare che definiva il gesso "pietra di luna". (Mario Vianelli, Gessi di Bologna. Il Farneto, la Croara, Monte Donato, Gaibola, Zola Predosa, Bologna, Nuova Alfa, 1989, p. 9)
Le vie delle stelle
Ci possono essere almeno due modi di muoversi per le vie di una città alla ricerca della sua vita e della sua storia astronomica: percorrere e, laddove possibile, visitare i luoghi nei quali si è fatta astronomia nel passato e quelli nei quali si continua a fare tuttora, oppure percorrere i luoghi nei quali si può ritrovare l'astronomia come parte integrante e indissolubile della cultura urbana. Nel cercare di seguire entrambi questi modi, tuttavia, è importante anche ricordare quei tempi nei quali la conoscenza astronomica, fosse essa pratica e utilitaristica o puramente teorica e simbolica, era molto più diffusa di quanto lo sia oggi. (Fabrizio Bònoli, Bologna astronomica. Le vie delle stelle, Bologna, Paolo Emilio Persiani, 2021, p. 18)
Portici da record
I portici a Bologna sono un elemento identitario della città e dei suoi abitanti, sono un fenomeno culturale, nel senso che deriva e permea uno stile di vita e di consuetudini comunitarie lavorative e abitative che non si è mai spento. (I portici di Bologna nel contesto europeo, a cura di Francesca Bocchi e Rosa Smurra, Bologna, Luca Sossella, 2015, p. 19)
Sentiero dell'atmosfera
È quindi più che naturale che una tale montagna, che peraltro spesso scompare nelle nuvole e con tempo tempestoso diventa un centro di raccolta delle folgori, per poi presentare talora il fenomeno degli "spettri del Brocken", abbia richiamato fin dall'antichità l'attenzione dei valligiani che vi hanno ricamato attorno leggende e superstizioni; degli studiosi che hanno ritenuto di poterla utilizzare per scopi scientifici, dei poeti e letterati che ne hanno fatto oggetto dei loro versi e dei loro scritti, oltre che degli alpinisti (oggi diremmo "escursionisti") delle città e terre intorno, che ne hanno fatto per lunghi anni la meta più ambita delle loro arrampicate ed escursioni. (Giovanni Bortolotti, Guida dell'alto Appennino bolognese, modenese, pistoiese. Dalle Piastre all'Abetone. Le Lari, lago Scaffaiolo, M. Cimone, rist. anast. a cura di Renzo Zagnoni, Bologna, Arti grafiche Tamari, 2010, p. 238)
Bologna al tempo del terremoto
Zirudela dal Nov zent ventnovschizee la toca con satta ai iovl'an dal spavent, dal teremot,ch'al tireva totti al not A iran propri al meis ed Maz,vec, zuvan. don e ragaz,via ed cursa, in velocità,da la pora chai gnes a dos la cà A cunteral, al per una fola,al tand in mez a la Piazzola,in Muntagnola, in mez ai camp,satta a la tanda durmivan tott quant ... (Piazza Marino, cantastorie, in: Giovanni Santunione, Quando il tempo diceva davvero, Modena, il Fiorino, 1995, p. 80)
Augusto Righi e l'intuizione dell'esperimento
Ripercorrendo i passi del grande scienziato ci siamo accorti che sebbene gli anni passino e i tempi cambino, se una vita è animata dallo spirito della ricerca si trasforma sempre in un bellissimo viaggio, un'avventura che allarga i confini della mente e che merita di essere ricordata. (Liana Righi e Federico Spinozzi, Augusto Righi. Catturare l'invisibile, anticipare il futuro, a cura di Laura Fabbri, Milano, Morellini, 2020, p. 16)
Il rifugio antiaereo di Villa Revedin
Viene però da chiedersi dove mai potesse sostare quella moltitudine di sventurati: il personale dell'ospedale, i residenti del vicinato accorsi al suono della sirena, ma soprattutto i degenti dell'ospedale, verosimilmente necessitanti di cure, di una medicazione, di una sutura o addirittura di un'amputazione, in un trambusto di grida, di pianti, di voci di speranza per un nuovo sole che forse non sarebbe mai arrivato. (Sul colle di Villa Revedin. Il Seminario Arcivescovile, la Villa, il rifugio antiaereo Vittorio Putti, testi di Massimo Brunelli, Lilia Collina, Danilo Demaria, Roberto Macciantelli, Bologna, Ante Quem, 2019, p. 49)
Sale, fenicotteri e piadina romagnola
Per la loro formazione ed estensione costituivano (e in parte costituiscono tuttora) un paesaggio oltremodo pittoresco, specialmente d'estate quando, prima della loro trasformazione, erano intersecate da argini, arginelli, dossi, interrotti qua e là da cumuli candidissimi di sale; e al tramonto allorché sulla grande distesa d'acqua si specchiava il cielo rosso, suscitando tonalità varie di colore e riflessi. D'inverno poi sulla sterminata pianura grigia s'aggiravano stormi di gabbiani in cerca di cibo. E gli argini e i dossi si coprivano, nella loro stagione, della vegetazione tipica delle terre impregnate di salsedine: salsole, statici, salicornie, artemisie e perfino colchici lilla. (Umberto Foschi, Le saline, in: Mestieri della terra e delle acque, Federazione delle Casse di Risparmio dell'Emilia e Romagna, 1979, p. 152)
Effetti dei cambiamenti climatici sui giardini storici
Le colline sono il fondale di Bologna, che come molti hanno notato e scritto, da Goethe a Campana, si trova a diretto contatto con le prime propaggini dell'Appennino. Nelle vedute che ritraggono la città sembrano quasi svolgere la funzione delle immagini evocative che i primi fotografi mettevano dietro le persone in posa. Tanto che ai primi dell'Ottocento uno Stendhal ispirato dal chiaro di luna e piuttosto facile alla commozione si lasciava andare a una riflessione davvero lusinghiera per Bologna: "Contemplando quelle colline cariche d'alberi che si spingono fino alla città, rischiarate da quella luce silenziosa nel mezzo del cielo sfavillante, io trasalivo, e le lacrime mi venivano agli occhi. E mi capitava di dire per un nonnulla: Dio mio! Come ho fatto bene a venire in Italia!". (Diverdeinverde. In giro per i giardini segreti di Bologna, Bologna, Fondazione Villa Ghigi, 2016, p. 15)
La centrale idroelettrica del Cavaticcio
Questa cascata cittadina divenne utilissima per alimentare i potenti macchinari artigianali e protoindustriali prima dell'avvento dell'energia elettrica, grazie alla notevole portata d'acqua e al salto di circa quindici metri, che attualmente alimenta una moderna centrale elettrica. (Tiziano Costa, Canali & Aposa. Foto-percorso nella Bologna scomparsa, Bologna, Costa, 2001, p. 68)
On the cover:
La ricerca va in città

Fotografia di Giorgio Lulli

Created on 24 aug 2021 — Updated on 9 aug 2023
A project by:
Comune di Bologna. Comune di Bologna. Settore cultura
Supported by: Regione Emilia Romagna
incredibol@comune.bologna.it
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